lunedì 21 settembre 2020

L’antico rifugio sospeso nel vuoto!

   L’antico rifugio sospeso nel vuoto!

 Il clima non sta cambiando e le stagioni sono sempre quelle. Eppure a guardare le montagne ci si accorge che qualcosa è variato e perso. Vedere, se qualcuno ci riesce, i ghiacciai perenni che non lo sono più, perenni. Si stanno ritirando verso l'alto e oltre, lasciando la nuda roccia al contatto con l'aria e i capricci del clima. E dalla scomparsa della neve ecco emergere la storia di queste nostre compagne di una vita. Dal giornale del Trentino un esempio dell'arretrare dei ghiacciai. Un rifugio che cento e passa anni fa si poteva raggiungere a piedi camminando sulla neve, ora si trova a 80 metri da terra.


Il rifugio 

Marmolada. Scavato nella roccia nel 1874 come simbolo dell’alleanza tra Veneto e Trentino è rimasto isolato a causa del ritiro del ghiacciaio La scalata della guida alpina Bruno Pederiva sulle tracce dei pionieri dell’alpinismo: «Ora rispetto alla base c’è un dislivello di 80 metri» Trento. il rifugio più antico delle dolomiti è un buco nella roccia, affacciato sul vuoto dove una volta c’era il ghiaccio. scavato tra il 1874 e il 1876 nelle pareti della marmolada, all’epoca il piccolo ricovero era a livello del ghiacciaio. ora invece è un’apertura nella montagna, 80 metri più in alto rispetto alla base della parete verticale, presenza incomprensibile per chi non conosce la sua storia, testimonianza impressionante del ritiro dei ghiacciai.







La scalata
Raggiungere questo rifugio è diventato, anno dopo anno, sempre più difficile. L’ha fatto, nei giorni scorsi, lo scalatore e guida alpina della valle di Fassa, Bruno Pederiva, in una giornata di bel tempo, con la colonna sonora dell’acqua che incessante, giorno e notte, scende a valle durante il periodo estivo. Più acqua, questo è il punto, di quanto il gelo riesca a trattenerne in quota durante i mesi invernali. Per lui, Pederiva, che ha salito la Marmolada varie centinaia di volte, protagonista lungo vie estreme che risalgono la parete sud della Regina delle Dolomiti, raggiungere l’antico rifugio è stata una passeggiata: ha aggirato la parete camminando (come un gatto) lungo una cengia, quindi è salito sopra l’apertura e si è calato con una corda legata a uno spuntone di roccia: «Là dentro ho trovato un libretto con le firme di chi è riuscito a salire fin lassù» ha raccontato, protagonista del video “Il primo rifugio delle Dolomiti”, girato dagli autori di questo articolo e prodotto dall’Apt della valle di Fassa. 






Alleanza d’altri tempi
Su quel libretto c’è traccia di un’antica alleanza (che di questi tempi pare impossibile) tra gli alpinisti veneti del Cai di Agordo e quelli del Trentino “austriaco”, oltre cent’anni prima delle dolorose dispute sui confini. Era il 1874, la Marmolada era stata salita dieci anni prima, lungo la via normale, dall’austriaco Paul Grohman assieme alle guide alpine cortinesi Angelo e Fulgenzio Dimai. Quell’anno, lungo la stessa via, di ritorno dalla vetta (Punta Penia), bellunesi e trentini strinsero un accordo: «Il ghiacciaio sarà chiamato ghiacciaio dell’alleanza e scaveremo nella roccia un piccolo rifugio, utile come base di partenza per la vetta, ma anche come riparo in caso di emergenza». Così racconta Tommaso Magalotti nel monumentale saggio “Marmolada Regina”. Fra i protagonisti della vicenda c’era l’agordino Cesare Tomè e lo stesso Grohmann, da Vienna, mandò il proprio contributo per realizzare l’opera. 







Sei minatori al lavoro
Per scavare il rifugio entrarono in azione sei minatori. Il rumore delle mine riecheggiava da una parte all’altra del ghiacciaio e negli anni successivi il piccolo rifugio fu pronto, con grande anticipo rispetto a quella che durante la Grande Guerra diventerà la “Città di ghiaccio” austriaca. Ma la grotta - 5 metri di lunghezza e 4 di larghezza, come ha constatato personalmente Pederiva - ebbe scarsa fortuna per due motivi almeno: le infiltrazioni d’acqua e il ritiro del ghiacciaio che si allontanava (abbassandosi) dall’ingresso del rifugio. Un ritiro inizialmente lento, tanto che ai primi del Novecento l’ingresso del rifugio era ancora a un passo dal ghiaccio, finché negli ultimi decenni il dislivello è aumentato a gran velocità.

Il rifugio più antico

Si potrebbe discutere a lungo se sia questo il rifugio più antico delle Dolomiti, oppure il Nuvolau, come molti sostengono, un rifugio vero e proprio, realizzato quasi dieci anni dopo a poca distanza da Cortina. Ma Stefano Ardito, scrittore e giornalista, che ha dedicato grandi energie ai rifugi dolomitici, non ha dubbi: «Si può disquisire sulla parola “rifugio”, ma non sull’importanza di quel primo ricovero per alpinisti». Rifugio, ricovero, grotta o bivacco, quel “buco” resta lì – sempre più in alto – a ricordare a tutti quelli che risalgono il versante nord della Marmolada, con un semplice colpo d’occhio, come sta cambiando il clima.


Rifugio antico sulle Dolomiti

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